CHARLES G. FINNEY LA DOTTRINA DELL'ELEZIONE
di Charles G. Finney
"In lui ci ha eletti prima della creazione del mondo perché fossimo santi e irreprensibili dinanzi a lui, avendoci predestinati nel suo amore a essere adottati per mezzo di Gesù Cristo come suoi figli, secondo il disegno benevolo della sua volontà" (Efesini 1:4-5).
L'argomento di questo discorso è la dottrina dell'elezione, e nel discuterla seguirò questo ordine per spiegare:
1. cosa non si intende con questa dottrina;
2. cosa si intende;
3. che è una dottrina della Bibbia;
4. che è la dottrina della ragione;
5. perché sono eletti;
6. quando sono stati eletti;
7. che l'elezione non è stata fatta con parzialità;
8. che non c'è ingiustizia in essa;
9. che non pone ostacoli alla salvezza dei non eletti;
10. che è il meglio che potesse essere fatto per il mondo;
11. che non sostituisce l'ubbidienza pratica al Signore nella salvezza degli eletti;
12. che è un potente incoraggiamento nell'uso dei mezzi per la salvezza dei peccatori;
13. come riconoscere coloro che sono eletti.
1. Spiegherò innanzi tutto cosa non si intende con questa dottrina.
Non si intende che una parte dell'umanità verrà salvata indipendentemente dal suo comportamento, né che gli eletti saranno forzati ad entrare nel regno dei cieli contro la loro volontà.
Non si intende neppure che sia disposto per essi un trattamento particolare rispetto ai non eletti affinché siano salvati; né che gli eletti non convertiti siano migliori dei non eletti; né che gli eletti non convertiti siano amati di più da Dio rispetto ai non eletti; né che i non eletti sono stati creati per essere dannati, e non possono essere salvati in alcun modo.
2. Ma, per dottrina dell'elezione, si intende che una parte dell'umanità è stata scelta per ricevere la salvezza eterna; e non sono scelti solo nel loro insieme, ma individualmente; ciascuno di loro sarà salvato alla fine.
3. Questa dottrina è insegnata nella Bibbia, ed è chiaramente deducibile dai versi citati.
Pietro indirizza la sua prima epistola "agli eletti che vivono come forestieri dispersi nel Ponto, nella Galazia, nella Cappadocia, nell'Asia e nella Bitinia, eletti secondo la prescienza di Dio Padre, mediante la santificazione dello Spirito, a ubbidire e a essere cosparsi del sangue di Gesù Cristo: grazia e pace vi siano moltiplicate. Benedetto sia il Dio e Padre del nostro Signore Gesù Cristo, che nella sua grande misericordia ci ha fatti rinascere a una speranza viva mediante la risurrezione di Gesù Cristo dai morti, per una eredità incorruttibile, senza macchia e inalterabile. Essa è conservata in cielo per voi, che dalla potenza di Dio siete custoditi mediante la fede, per la salvezza che sta per essere rivelata negli ultimi tempi" (1 Pietro 1:1-5).
In 2 Timoteo 1:9 l'apostolo dice: "ci ha salvati e ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell'inizio dei tempi".
Non voglio sprecare il vostro tempo citando molti passaggi della Scrittura; infatti è difficile trovare un'altra dottrina che sia insegnata nella Bibbia in modo più abbondante e inequivocabile di questa.
Molta ingenuità è stata usata nello spiegare questi passaggi in modo da dimostrare che non confermano l'elezione; ma il modo in cui tutte quelle spiegazioni si sono concluse conferma appieno quella dottrina contenuta nelle Scritture e racchiusa nei versi citati, che afferma che una parte dell'umanità è stata eletta da Dio per la vita e salvezza eterna.
4. È la dottrina della ragione. Essa viene, innanzi tutto, dalla prescienza di Dio. Egli deve aver preconosciuto chi sarebbe stato salvato e chi no. Adam Clark ha cercato di aggirare il discorso dell'elezione e dell'onniscienza di Dio, dicendo che affermare che Dio sia onnisciente perché conosce ogni cosa è come affermare che essendo onnipotente Egli fa tutto quello che ha la capacità di fare. La Sua onnipotenza, osserva Clark, è sotto il controllo della Sua saggezza, che decide e dirige ogni Sua azione; e la Sua onnipotenza non è esercitata solo in quei casi in cui lo richiede la Sua saggezza. E dunque, afferma Clark, anche l'onniscienza di Dio è, allo stesso modo, sotto il controllo della Sua infinita saggezza; perciò, sebbene Egli possa conoscere ogni cosa, in pratica conosce solo ciò che è saggio che Lui sappia.
Questa spiegazione, ammesso che possa essere definita tale, difficilmente merita una risposta. Ma dato che viene ritenuta da molti una spiegazione affidabile e definitiva, mi chiedo: come potrebbe Dio decidere se è meglio che Egli sappia o meno una certa cosa, senza prima conoscere quella cosa? È ovvio che Egli dovrebbe averne prima una perfetta conoscenza per poi poter decidere se sia saggio o meno conoscerla.
Pietro parla della prescienza di Dio quando si rivolge ai Cristiani definendoli "eletti secondo la prescienza di Dio" (1 Pietro 1:2). Paolo, nell'ottavo capitolo della sua epistola ai Romani, dice: "Poiché quelli che egli ha preconosciuti, li ha anche predestinati ad essere conformi all'immagine del suo Figlio affinché egli sia il primogenito fra molti fratelli. E quelli che ha predestinati, li ha pure chiamati; e quelli che ha chiamati, li ha pure giustificati; e quelli che ha giustificati, li ha pure glorificati" (Romani 8:29-30).
E ancora, se Dio conosceva già chi avrebbe salvato, deve aver avuto un piano in mente, decidendo chi sarebbero stati i salvati, o decidendo chi non sarebbe stato salvato, oppure decidendo di non fare alcuna scelta predefinita. Non è ragionevole supporre che una delle ultime due ipotesi siano valide; dev'essere dunque valida la prima, cioè che abbia scelto chi sarebbe dovuto essere salvato.
La dottrina dell'elezione può essere dedotta dall'immutabilità di Dio. Supponiamo di essere tutti riuniti davanti al tribunale di Dio: tutti i santi sono alla Sua destra, e il verdetto finale sta per essere emesso; ora Dio decide di portare con sé in cielo tutti i Suoi santi. Ma quando ha preso questa decisione? Può essere stata influenzata da nuove circostanze? Può Egli aver cambiato idea? "La sua decisione è una; chi lo farà mutare?" (Giobbe 23:13).
E ancora, la dottrina dell'elezione può essere dedotta dal fatto che con Dio non esiste né passato né futuro, poiché l'intera eternità per Lui è il presente. L'inizio e la fine dei tempi, tutti gli eventi del tempo e dell'eternità, prima di noi, fino al giorno del giudizio e all'eternità che seguirà, e tutto ciò che è accaduto o che accadrà, per Lui fanno parte del presente. Il nome, il carattere e il destino eterno di ogni creatura sono presente per Lui, e dunque la dottrina che vede Dio come non avente un piano definito in relazione con il Suo vasto impero è vile e rinnega Dio, derubandolo delle caratteristiche essenziali della Sua stessa natura.
Se Dio non conoscesse individualmente coloro che saranno salvati, è impossibile che possa sapere che ci saranno dei salvati. Se ha in mente di salvare i Suoi santi come un "corpo" (cfr. 1 Corinzi 12:12,27; Efesini 3:6), deve aver deciso di salvarli individualmente, dal momento che i membri di quel corpo sono composti da individui.
5. Spiegherò ora perché sono eletti.
Notiamo che non è perché gli eletti siano per natura migliori degli altri. Paolo dice: "ci ha chiamati con una santa vocazione, non in base alle nostre opere, ma secondo il suo scopo e grazia, che ci è stata data in Cristo Gesù prima dell'inizio dei tempi".
Non è neppure perché Dio desidera la salvezza degli eletti maggiormente rispetto ai non eletti; né perché Cristo ha accettato di acquistare solo una parte dell'umanità appartenente al Padre, e dopo averla pagata con così tanta sofferenza per la quantità di peccati da essi commessi, abbia scelto solo alcuni tra di essi, come faremmo noi con un gregge di pecore.
Non è neanche perché abbia seguito una certa parzialità per gli eletti rispetto ai non eletti. In breve, nulla della natura o del carattere degli uomini Lo ha invogliato a fare questa distinzione, o a preferire alcuni ad altri.
Né dobbiamo supporre che Dio abbia scelto degli eletti senza un motivo preciso. Deve aver avuto buoni e fondati motivi per aver scelto uno piuttosto che un altro. Alcuni parlano dell'elezione lasciando a intendere che Dio ha agito arbitrariamente, e attribuendo a una sorta di imperscrutabile sovranità il fatto che non ci è dato capirne il motivo. Ma sebbene non ci è stato detto perché Egli ha preferito un uomo a un altro, da quello che ci ha detto possiamo giustamente comprendere quali sono i motivi che lo hanno guidato nel farlo. Dalle Scritture apprendiamo che Dio è buono, infinitamente buono, e che tutto quello che fa è buono; dobbiamo dedurne che Egli fa tutto il bene che è in Suo potere di fare.
"Che cosa si sarebbe potuto fare alla mia vigna più di quanto ho fatto per essa?" (Isaia 5:4). Se Dio non salva tutti gli uomini è perché non tutti possono essere salvati coerentemente. Salvare tutti richiederebbe un tale cambiamento nell'amministrazione del Suo governo sull'universo da produrre complessivamente più male che bene. Poiché se fosse saggio salvare tutti gli uomini, per la gloria di Dio e nell'interesse del Suo regno, possiamo essere certi che tutti sarebbero salvati. Ma è un fatto che la conversione di tutti gli uomini richiederebbe un profondo cambiamento nell'amministrazione del governo divino come lo conosciamo, in modo da portare sufficiente influenza morale nel mondo per portare tutti gli uomini a Dio; e tale cambiamento porterebbe tale sconvolgimento nell'ordine dell'universo da causare più male che bene. Inoltre, se una parte dell'umanità deve essere salvata, è perché Dio può salvarli con saggezza. Cioè, amministrando sapientemente il Suo governo può portare in essi sufficiente influenza morale per convertirli. È una contraddizione affermare che la stessa quantità di influenza morale possa raggiungere in ugual misura tutti gli essere umani. Sarebbe come affermare che tutti gli individui possono trovarsi nelle stesse identiche condizioni, uguali in tutto e per tutto a quelle di tutti gli altri. Ma questo è impossibile per natura. Gli eletti, dunque, devono essere coloro che Dio, prima della creazione del mondo, ha visto che si sarebbero convertiti a Lui mediante la più sapiente amministrazione del Suo governo su di essi. Mediante un'amministrazione che fosse benefica tanto per il mondo quanto per le altre Sue opere, ed esercitando influenza morale su ciascuno, Dio previde che in tal modo alcuni si sarebbero ravveduti e santificati, e per questo motivo li elesse affinché fossero preordinati a vita eterna. Detto questo, non dobbiamo pensare che Dio previde che alcuni uomini sarebbero stati per natura migliori di altri, e che per questo si sarebbero volti più facilmente a Dio; piuttosto, è mediante il governo e l'opera sapiente di Dio in loro che Egli può vincere la loro opposizione e salvare le loro anime.
6. Parlerò adesso di quando sono stati eletti.
L'apostolo afferma che ciò è avvenuto "prima della creazione del mondo", cioè dall'eternità. Dev'essere stato quando il piano del governo divino fu delineato nella mente di Dio, e il modo di amministrarlo fu deciso. Alcuni suppongono che gli uomini non sono eletti fino a quando non sono convertiti, e confondono la loro elezione con la loro conversione. Ma ciò non è né ragionevole, né scritturale. Cristo dirà ai Suoi santi nel giorno del giudizio: "Venite, benedetti del Padre mio; ricevete in eredità il regno che vi è stato preparato sin dalla fondazione del mondo" (Matteo 25:34); e certamente non è ragionevole supporre che un Dio immutabile cambi idea su una persona e faccia una nuova scelta, eleggendola a vita eterna quando vede che si è convertita.
7. L'elezione non è stata fatta con parzialità.
Quando parlo di parzialità, intendo favori non dovuti, o preferenze verso un individuo o gruppo di persone, basati su qualche interesse o pregiudizio. Spesso abbiamo preferenze particolari per qualcuno piuttosto che per un altro. Ho già spiegato che l'elezione non dipende da qualche particolarità del carattere degli eletti, o da particolari pregiudizi o parzialità che Dio ha verso di loro. La questione della loro elezione non è incentrata su di essi. Dio non scelse nel genere umano quelli che amava maggiormente, ma elesse coloro che sotto la migliore amministrazione possibile da parte di Dio avrebbero accettato la Sua influenza morale, convertendosi a Lui ed essendo salvati. Non fu la parzialità, ma un'alta e santa considerazione e interesse del Suo immenso regno che portò alla loro elezione.
8. Non c'è ingiustizia in essa.
Dio non era obbligato verso nessuno; Egli avrebbe potuto con perfetta giustizia mandare tutta l'umanità all'inferno. La dottrina dell'elezione non condanna nessuno; trattando i non eletti secondo le loro mancanze non fa loro alcuna ingiustizia; e certamente l'esercizio della Sua grazia nella salvezza degli eletti non è un atto di ingiustizia verso i non eletti, e ciò è particolarmente vero se prendiamo in considerazione il fatto che la sola ragione per la quale i non eletti non saranno salvati è che essi rifiutano ostinatamente la salvezza. Dio offre misericordia a tutti. L'espiazione è sufficiente per tutti. Tutti possono venire e sono in obbligo di essere salvati. Egli desidera fortemente la loro salvezza e fa tutto quello che gli è possibile fare per salvarli. La dottrina dell'elezione dunque non può essere ingiusta.
9. L'elezione non pone alcun ostacolo alla salvezza dei non eletti.
La scelta di alcuni per la vita eterna, sulla base del fatto che possono essere convertiti mediante la più saggia amministrazione del governo di Dio, non intralcia in alcun modo la conversione dei non eletti; poiché per essi Dio usa secondo la Sua sapienza tutti i mezzi per recuperarli e salvarli. La conversione degli eletti, anziché essere un ostacolo, è un potente incitamento perché i non eletti cambino e vivano. La conversione degli eletti, in tali relazioni verso le moltitudini di non eletti, è tra le più potenti motivazioni che possono essere presentate per la conversione dei non eletti.
10. È il meglio che potesse essere fatto per gli abitanti di questo mondo.
È ragionevole dedurre dall'infinita benevolenza di Dio che il piano del Suo governo include la salvezza di un numero di persone più grande di quelle che potrebbero essere state salvate utilizzando un modo diverso di amministrarle. Questo è un fatto certo come è sicuro che l'infinita benevolenza preferisce un bene maggiore a un minore. Supporre che Dio possa preferire un modo di amministrare che conduca alla salvezza un numero inferiore di persone rispetto ad altri modi, significa accusarLo apertamente di mancanza di benevolenza. Non c'è dubbio che potesse variare il corso degli eventi per salvare altri individui rispetto a quelli che ha scelti. Convertirne più persone in uno specifico quartiere, o famiglia, o nazione, o in un momento specifico, rispetto a quanto abbia scelto di fare.
Supponete che ci sia un uomo in questa città, che sia tanto fermamente trincerato nell'errore che solo un uomo in tutta la nazione, conoscendo per esperienza simili ragionamenti, sia in grado di rispondere alle sue obiezioni e liberarlo dal suo nascondiglio di errore e menzogne. Ora, è possibile che se questo individuo possa entrare in contatto con lui possa riuscire a convertirlo: eppure se egli si trova in qualche parte lontana della vigna, la sua rimozione da quel campo o città potrebbe non essere nel miglior interesse del regno di Dio; potrebbero essere di più le persone non salvate per il suo spostamento, che i convertiti per il suo intervento altrove. Dio ha in vista il bene di tutto il Suo regno. Egli opera su vasta e ampia scala; non ha parzialità verso le persone, ma agisce nell'amministrare il Suo governo per il bene generale, per convertire il più gran numero possibile, e produrre la maggior quantità possibile di gioia nel Suo regno.
11. L'elezione non sostituisce l'ubbidienza pratica al Signore nella salvezza degli eletti. Essi sono scelti per essere salvati attraverso la santificazione dello spirito e la fede nella verità. Devono dunque ascoltare, credere, e ubbidire alla verità. Per raggiungere lo scopo, è necessario utilizzare i mezzi necessari: se un agricoltore potesse sapere in anticipo se Dio ha deciso di fargli avere o meno un buon raccolto, direbbe forse che la terra produrrebbe il raccolto anche senza che lui la semini e la lavori? Un uomo malato rifiuterebbe forse di prendere una medicina perché Dio conosce il numero dei suoi giorni e ha già deciso se vivrà o meno? Certamente no. Se l'agricoltore vuole ottenere un raccolto, deve seminare per i suoi campi e usare i mezzi appropriati. E se il malato vuole vivere, deve utilizzare i mezzi messi a sua disposizione per guarire. Così pure nella cura dei peccatori, se non vengono utilizzati i mezzi messi a nostra disposizione dal Signore, neppure gli eletti possono essere salvati, e coloro che trascurano di utilizzare questi mezzi non renderanno mai certa la loro chiamata e la loro elezione.
12. La dottrina dell'elezione è un potente incoraggiamento nell'uso dei mezzi per la salvezza dei peccatori. Sappiamo che la mente carnale è inimicizia contro Dio (cfr. Romani 8:7; Giacomo 4:4); che gli uomini si oppongono con fierezza alla via della salvezza; che odiano il Vangelo, e tutti gli sforzi che sono fatti per il loro bene; quale incoraggiamento dovrei ricevere nel predicare il Vangelo, sapendo che Dio ha eletto alcuni per la vita eterna, e che molti o tutti i miei ascoltatori possono essere nel numero di quelle persone; e che la Sua provvidenza vi ha condotti qui, con la volontà di raggiungervi con le frecce della Sua verità. Basta questa considerazione da sola come fondamento stabile per incoraggiarvi a proclamare con forza la Parola della vita.
13. Desidero ora parlare di come riconoscere coloro che sono eletti.
Gli eletti che sono già convertiti sono riconoscibili dal loro carattere e dalla loro condotta. Essi dimostrano la realtà della loro elezione mediante l'ubbidienza a Dio. Coloro che non sono ancora convertiti possono chiedersi se sono eletti o meno; se vi sottomettete adesso a Dio, saprete che siete eletti. Ma ogni ora che passate lontani da tale sottomissione, aumenta l'evidenza del fatto che non siete eletti.
Note e deduzioni. 1. Prescienza ed elezione non sono incoerenti con il libero arbitrio, ma sono fondate su di esso. Gli eletti sono stati preordinati a vita eterna perché Dio ha previsto che essi, nel pieno esercizio della loro libertà, si sarebbero ravveduti e avrebbero accettato il Vangelo.
2. Tante persone si oppongono alla dottrina dell'elezione, e cercano di annullarla, per due motivi: perché la fraintendono, e perché non trovano logiche le deduzioni che ne traggono. Suppongono che essa significhi che gli eletti saranno salvati ad ogni costo, qualunque sia la loro condotta; e ancora, che non esista possibilità di salvezza per i non eletti. La loro comprensione della dottrina sarebbe un incoraggiamento per gli eletti a perseverare nel peccato, sapendo che la loro salvezza è ormai certa, e le loro deduzioni porterebbero i non eletti alla disperazione, in quanto qualunque loro sforzo per ravvedersi ed essere salvati sarebbe vanificato. Ma sia la dottrina, come la intendono loro, che le loro deduzioni, sono false. Poiché l'elezione non assicura la salvezza certa degli eletti indipendentemente dalla loro indole e dalla loro condotta; né, come abbiamo visto, mette qualche ostacolo sulla via della salvezza dei non eletti.
3. Questa veduta della dottrina non fornisce basi per la presunzione da una parte, né per la disperazione dall'altra. Nessuno può giustamente dire: "se devo essere salvato, sarò salvato, qualunque cosa io faccia"; né può dire: "se devo essere dannato, sarà dannato, qualunque cosa io faccia". Ma rimane, per quel che li riguarda, una questione di sola contingenza. Peccatori, la vostra salvezza o dannazione dipende interamente da voi, come se Dio non sapesse o avesse prestabilito niente a riguardo.
4. Questa dottrina non fornisce le basi per una controversia con Dio. Ma d'altro canto essa offre ampi motivi per la gratitudine da parte sia degli eletti che dei non eletti. Gli eletti certamente hanno ottimi motivi per essere grati per essere stati scelti. Oh quale pensiero, avere i nostri nomi scritti nel libro della vita, essere scelti da Dio come eredi della salvezza eterna, per essere adottati nella Sua famiglia, ed essere predestinati a gioire nella Sua presenza, e bagnare le anime nostre nell'oceano sconfinato del Suo amore per l'eternità. Ma i non eletti devono essere da meno per quanto riguarda la riconoscenza. Siate grati se alcuno dei vostri fratelli o della vostra famiglia sono salvati. Se fossero tutti perduti, Dio sarebbe giusto. E se uno qualunque dei vostri vicini o amici, o qualunque altra persona di questo mondo morente riceve il dono della vita eterna, dovete essere grati e rendere eternamente grazie a Dio.
5. I non eletti spesso gioiscono privilegi grandi o maggiori degli eletti. Molti sono vissuti e morti ascoltando durante tutta la vita il Vangelo, hanno usufruito di tutti i mezzi della salvezza durante la loro lunga vita, e sono alla fine morti nei loro peccati, mentre altri sono stati convertiti dopo aver ascoltato per la prima volta il Vangelo di Dio.
Questa differenza non è dovuta al fatto che gli eletti sono mossi dallo Spirito maggiormente rispetto ai non eletti. Molti di quelli che muoiono nei loro peccati sembrano aver posseduto quella convinzione per gran parte delle loro vite; spesso sono stati profondamente colpiti dal dispiacere per i loro peccati e dal valore delle loro anime, ma si sono saldamente barricati nel loro rifugio di menzogne, hanno amato il mondo e quindi odiato Dio, e hanno combattuto per liberarsi di tutti gli ostacoli messi davanti a loro per proteggerli dall'imboccare la via della morte, e si sono letteralmente obbligati ad entrare nei cancelli degli inferi.
6. Perché la dottrina dell'elezione rappresenterebbe una pietra d'inciampo sulla via dei peccatori. Dio ha certamente decretato il giorno e le circostanze della nostra morte e se le nostre anime saranno salvate o meno. Non è solo dichiarato espressamente nella Bibbia, ma è chiaramente la dottrina della ragione. Cosa direste se vi trovaste nelle seguenti circostanze: tornando a casa da un incontro vi chiamano per andare a visitare un vicino malato, e vi accorgete che non vuole né mangiare né bere, e che sta quasi morendo per la fame; lo riprendete per il suo modo di agire, ma vi sentite rispondere con calma che lui crede nella sovranità di Dio, nella Sua prescienza, nell'elezione, e nella Sua potenza; che i suoi giorni di vita sono tutti contati, che il giorno e le circostanze della sua morte sono fissati, e dunque che non può morire prima di quel giorno, e che qualunque suo sforzo non può farlo vivere oltre quel giorno. Allora lo riprendete per il suo ragionamento, e per l'abuso e perversione della dottrina dell'autorità di Dio, e vi sentite rispondere che siete degli eretici, poiché non credete nella sovranità di Dio. Se vedeste un uomo del mondo ragionare o comportarsi in questo modo, lo potreste ritenere un pazzo. Se un agricoltore, un meccanico, o un mercante reagisse così in faccende che riguardano i suoi affari terreni, sarebbe considerato un malato di mente.
7. Quanto maggiormente la perversione e l'abuso di questa dottrina illustrano la follia del cuore umano, e la sua estrema opposizione alle condizioni della salvezza. Il fatto che Dio conosca in anticipo ogni altro evento e abbia un piano in merito ad essi, non viene usato come scusa per rimanere inattivi o per oziare, per quanto riguarda tali argomenti. Ma quando si tratta dei loro doveri verso Dio qui, e qui soltanto, essi torcono le Scritture a loro distruzione. Con quanta forza questo fatto dimostra che i peccatori cercano scuse per disobbedire a Dio, che desiderano scuse per poter continuare a vivere nel peccato, che cercano un'occasione per fare guerra contro il proprio Creatore.
8. Ho già detto che la questione dipende così tanto dalla vostra decisione, che vi è lasciata piena libertà di scelta, come se Dio non sapesse o non avesse deciso nulla in merito alla vostra salvezza. Supponete che in questa città si verifichi una grande carestia, e che solo un uomo abbia rifornimenti in grande abbondanza, che sia un uomo benevolo e generoso, e desideroso di fornire all'intera città il cibo gratuitamente; supponete anche che ci sia da parte di tutti un irragionevole pregiudizio contro quest'uomo, al punto che nonostante sui giornali sia stato pubblicato che tutti i suoi magazzini sono aperti e che chiunque può andare e ricevere cibo, senza danaro e senza pagare, tutti insieme iniziano a trovare scuse e ostinatamente rifiutano di accettare le offerte di quest'uomo. Ora supponete che egli assuma tutti i carrettieri perché portino il cibo in tutta la città, fermandosi ad ogni porta. Ma quegli uomini, intestarditi, rifiutano preferendo morire che essere indebitati verso l'uomo per quel cibo. Molti di essi in passato hanno parlato così male di lui che ora si vergognano terribilmente di riconoscere di aver bisogno di lui. Altri dipendono così tanto da questi, da aver paura di offenderli, e temendo la reazione degli altri uomini, non hanno il coraggio di lasciare la massa e accettare quel dono di vita. Ora supponete che quell'uomo conosca in anticipo i pensieri della gente, e che sappia che tutti i cittadini lo odiano e preferirebbero morire che essere indebitati verso di lui a vita. Supponete anche che egli sappia dal principio che certi argomenti possano mutare l'opinione di quegli uomini verso di lui, e che parlando con loro di quelle cose possa riuscire a vincere la loro opposizione e a far loro accettare con gratitudine i suoi doni, salvandoli così dalla morte. Supponete che egli abbia fatto così anche con gli altri, parlando di quegli argomenti anche col resto di quelle persone, ma nonostante ciò essi si siano rifiutati di accettare le condizioni e abbiano preferito morire piuttosto che sottomettersi alla sua proposta. Ora supponete che noi avessimo una perfetta conoscenza dal principio su tutto questo argomento; la questione della vita e della morte di questi individui non sarebbe interamente lasciata alla loro libera scelta, e indipendente dalle decisioni di quell'uomo?
9. Alcuni potranno chiedersi: perché Dio opera anche verso i non eletti, sebbene Egli sappia che non accetteranno? Rispondo: perché così non avranno scuse; Egli dimostrerà la Sua buona volontà a volerli salvare e la loro ostinatezza all'universo intero. Libererà le Sue vesti dal loro sangue; e sebbene sappia che il loro rifiuto della Sua offerta evidenzierà maggiormente la loro colpa e aggraverà la loro dannazione, gliela rivolge ugualmente, poiché non c'è altro modo per dimostrare in quel giorno la Sua infinita benevolenza nel salvarli, e la perversità del loro rifiuto verso la Sua grazia.
Infine, Dio richiede che ci conduciamo con la massima diligenza per rendere certa la nostra chiamata e la nostra elezione. Nello scegliere i Suoi eletti, Egli ha lasciato a loro la responsabilità di essere salvati, e l'ubbidienza alle condizioni; siete tutti perfettamente in grado di acconsentire, e di ottenere in questo momento la vita eterna. Indipendentemente dalla vostra scelta, nessuna elezione può salvarvi, così come la non elezione non può dannarvi. "Lo Spirito e la sposa dicono: 'Vieni'. E chi ode dica: 'Vieni'. E chi ha sete, venga; e chi vuole, prenda in dono dell'acqua della vita" (Apocalisse 22:17). La responsabilità è vostra. Dio fa tutto quello che nella Sua sapienza è in grado di fare, e ti chiede cos'altro può fare che Lui non abbia fatto per salvarti. Se andrai all'inferno, ci andrai macchiato del tuo proprio sangue. Non dipende da Dio o dagli angeli. Sei tu che scegli quale maestro servire; la misericordia ti attende, lo Spirito ti chiama; Gesù sta alla porta e bussa; non pervertire dunque questa dottrina per farne un'occasione di caduta all'inferno.